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Una grande sarda da non dimenticare: Nereide Rudas

Una grande sarda da non dimenticare. Le radici sardiste ed ebraiche di Nereide Rudas.

foto Nereide Rudas

Nella giornata internazionale del ricordo delle vittime della Shoah, risalta una vicenda che vede un’intreccio fra ebraismo e sardismo, pochissimo conosciuto. Un sipario, accuratamente abbassato sulla storia di una grande famiglia sarda, che tanto ha caratterizzato il progresso economico e sociale della nostra Isola ed in particolare di Macomer lo alzò Nereide Rudas, deceduta il 19 gennaio 2017 a 91 anni, nel finale della propria vita.

La Rudas, da nubile era una Salmon Rudas perchè il padre Pietro Rudas era un ingegnere di Laerru e aveva sposato Emma Salmon di famiglia ebraica, figlia di ebrea anche se convertita e quindi per le antiche leggi Nereide stessa era ebrea e lo aveva sempre saputo se pur timorosamente celato.

A quattro anni perse il padre e con la madre si trasferì a Macomer vivendo con i nonni Gustavo Coen Salmòn e Nereide Tibi figlia di Martino e gestore, sembra proveniente da Torino e probabilmente anch’esso ebreo ma da accertare , dell’Albergo Macomer dove Gustavo alloggiava.

A 17 anni fu una delle tre donne iscritte alla Facoltà di medicina di

Bologna.

Si sposò a 19 anni col medico Carlo Marongiu, ebbe un figlio continuando a studiare ma un’improvvisa vedovanza le impose di continuare in solitudine gli studi di Medicina nell’Università di Cagliari nella quale si laureò intraprendendo la carriera universitaria.

Da grande sarda, fu docente e psichiatra di fama internazionale, di enorme cultura ed umanità, dopo una vita di studio, d’impegno culturale e civile , realizzazioni e grandi successi professionali e scientifici ci ha lasciato da pochi anni.

Nei suoi ultimi tempi stava ri-conoscendo e approfondendo l’eredità delle sue radici ebraiche per parte della mamma Emma, figlia di Gustavo Coen Salmon, ebreo venuto in Sardegna da Livorno nel 1895 per una partita di caccia.

Gustavo decise mettendo su famiglia e sposando Nereide Tibi, di rimanere investendo le sue cospicue ricchezze e soprattutto conoscenze economiche e finanziarie impiegandole in vari settori e con gran successo.

Acquistò terre, aprì caseifici moderni, iniziò la loro esportazione nelle Americhe, costruì la prima centrale elettrica, prestò denaro ad interesse più basso delle banche e battendo l’usura che attanagliava pastori e contadini, fabbricò ville e palazzi.

La sua famiglia Coen Salmon, sefardita cacciata dalla Spagna dopo l’editto del 1492 e approdata in Algeria, era fuggita da Algeri nel 1805 per sfuggire ad un pogrom islamico scatenato contro la comunità ebraica locale e approdando a Livorno.

Oscar, fratello di Emma Salmon, quindi zio di Nereide Rudas, ritornato dalla Grande guerra da eroe fu fra i fondatori del PSdAz e probabilmente fra gli organizzatori nella logistica dei primi congressi dei combattenti e poi del PSdAz a Macomer .

Anche Gustavo Salmon il nonno di Nereide, grande imprenditore in svariati campi e innovatore economico e tecnologico che contribuì alla nascita della Macomer moderna, sostenne il sardismo e fu sempre antifascista.

Per questo fu ammonito e posto sotto sorveglianza dopo la svolta antisemita del regime fascista e divenne vittima dell’applicazione delle severissime norme contro gli ebrei anche in relazione alle attività imprenditoriali.

Non conosco i particolari della persecuzione dell’intera famiglia, se venne attuata o solo minacciata o anche se abbia beneficiato in qualche maniera della copertura conseguente alla particolarissima vicenda del sardofascismo che aveva visto una parte dei sardisti vestire la camicia nera mantenendo saldi gli originari principi sardisti .

Neanche il passaggio al cattolicesimo per potersi sposare lo salvò completamente e in quanto ebreo fu anche minacciato di deportazione che non avvenne forse per rispetto per il figlio ex combattente decorato al valore e per l’amicizia del Vescovo di Bosa al quale, moderno Marrano, aveva donato il Giardino Salmon nel quale venne costruita la chiesa ancora esistente .

Nella facciata della chiesa il Vescovo fece inserire nel rosone una grande stella di Davide, forse per ringraziamento all’amico e mecenate, stella che appare in foto d’epoca e oggi misteriosamente scomparsa.

Dopo l’8 settembre 1943 quando in continente imperversavano i nazisti e i repubblichini, arrestando gli ebrei ed avviandoli nei lager per lo sterminio, la Sardegna fu liberata e occupata dagli Alleati che avanzavano nella Penisola. Scomparve per i Salmon il rischio di essere prelevati e assassinati come avvenne ad esempio per gli ebrei dell’Italia nazifascista e del Dodecanneso italiano ed in particolare a Rodi e lo zio di Nereide il sardista Ugo Salmon fu nominato Commissario prefettizio.

Nereide che in gioventù assieme a tutta la famiglia subì l’umiliazione e la minaccia alla sicurezza e la paura di persecuzione conseguente alle leggi razziali fasciste che richiedevano prove e gradi di arianità sempre più stringenti risalendo anche alle più lontane parentele ebraiche, anche in discendenze miste , raramente affrontava questo lato della sua vita e solo negli ultimi tempi aveva iniziato un percorso di autoanalisi e di svelamento pubblico di una sua identità ebraica oltre che sarda e che stava riscoprendo e rivalutando.

Ne parlava con pochi amici che sentiva aperti e sensibili nei riguardi della sua identità ebraica che con sofferenza interiore estraeva dai ricordi terribili della sua giovinezza che aveva vissuto l’antisemitismo che come un fumo venefico aveva circondato la sua famiglia, ma che anche avvelenava in qualche misura come antisionismo l’ambiente di sinistra al quale politicamente faceva riferimento per cui visse con tante remore e timori di rivelare le proprie origini ebraiche.

Sul sardismo e l’ebraismo furono incentrate alcune sue riflessioni negli ultimi anni della sua vita e aveva registrato con curiosità ed interesse la nascita e le attività dell’Associazione Chenàbura-sardos pro Israele e manifestato il desiderio di incontrare qualche suo rappresentante, dato che questa nascita le aveva sollecitato tanti ricordi e la sensazione liberatoria di non essere più sola.

Anche da parte mia era grande l’interesse per un incontro.

La conoscevo già ma non da questo punto di vista perché la sua origine ebraica non mi era nota .

Purtroppo ci lasciò prima che potessi vederla e parlarci ma comuni amici che stavano preparando l’incontro mi hanno raccontato del suo desiderio di riappropriarsi della sua eredita culturale ebraica, rammaricandosi di averla dissimulata anche per una timorosa autocensura rispetto alla cultura dominante nella sinistra italiana e sarda a cui faceva riferimento permeata di antisionismo come forma ambigua di antisemitismo.

Sta adesso agli storici e agli appassionati di storia approfondire questo mio appunto e ricordo .

aureliano@man-super.com

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